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lunedì 19 agosto 2013

Zucchinata, la sorella della Caponata


Nella borsa della spesa:
3 Zucchine
3 Carote
2 Cipollotti scalogno
2 grosse Melanzane
Sugo di pomodoro, una tazza abbondante
4 filetti d’Acciuga sott’olio
1 spicchio d’Aglio
Zucchero, il mio di canna
Sale, Pepe
1 pizzico di Curry
Olio evo
Olio per friggere

Vi racconto il “come fare”:
Per prima cosa preparate il vostro sugo di pomodoro. Mondate lo spicchio d’aglio, fatelo soffriggere in un tegamino con un giro d’olio evo, aggiungete due filetti d’acciuga e lasciateli sciogliere, poi versate nel soffritto il sugo di pomodoro, fate cuocere per lasciarlo sia restringere che insaporire. Aggiustate di sale e pepe e zuccherate con un cucchiaino di zucchero, per regalare al sughetto un sapore agrodolce.
Pulite, mondate e affettate i cipollotti scalogno. Pulite, mondate e riducete a piccoli tocchetti le carote, allo stesso modo, pulite e tagliate a tocchetti le zucchine. Versate le fettine di cipollotti in un tegame, aggiungete un generoso filo d’olio evo e fate soffriggere, aggiungete poi i restanti filetti d’acciuga e lasciateli sciogliere. A questo punto aggiungete prima le carote e mescolate bene, dopo 2-3 minuti aggiungete le zucchine e mescolate aggiungendo ancora mezzo bicchiere (scarso!) d’acqua e un pizzico di curry, regolate di sale e coprite per lasciar cuocere. Cuocete per circa 15 minuti o fin quando le carote si saranno ammorbidite e il fondo di cottura asciugato, a questo punto aggiungete il sugo di pomodoro, mescolate, lasciate in cottura un paio di minuti, giusto il tempo di far insaporire e amalgamare il tutto.
Pulite le melanzane, tagliatele a cubetti e friggetele, poco per volta, in abbondante olio (per frittura) ben caldo. Scolate i cubetti di melanzana dall’olio di frittura lasciandoli a contatto con la carta assorbente, a frittura ultimata, aggiungete le melanzane al sughetto con le restanti verdure, mescolate bene.
Così come la caponata, anche la zucchinata è più buona servita da fredda, come antipasto, e accompagnata con crostini, bruschette o perché no (?) anche dal couscous.



Un pizzico di :
Questo è uno di quei piatti “svuota frigo” nato sia dalla fantasia del momento che dalla necessità di svuotare per davvero il frigo. Stanno per iniziare le “ferie vere”, quelle che ti spingono fuori casa, che ti mostrano porzioni di mondo nuovo e il cibo (che non ho mai amato buttare) deve essere consumato prima della partenza, per evitare che si guasti nel mentre. Le mie verdure, tutte, dalle zucchine alle carote, passando per le melanzane e i cipollotti, andavano mangiate e così è nata la zucchinata (o caponata di verdure, più genericamente) ovvero la sorella della più classica e conosciuta caponata di melanzane. Uno di qui piatti nato per esigenza e che ha davvero sconvolto il palato del mio buongustaio che se ne è innamorato a primo morso, ritenendola ancor migliore della sorella; ecco, allora, che a Lui dedico la zucchinata, a Lui che ha scelto il nome per un piatto che ha onorato fino all’ultima stilla di gusto e che, necessariamente, ripreparerò, ma questa volta non più per esigenza, per scelta.
Buone ferie 2013 a tutti!

martedì 13 agosto 2013

Insalata di pasta: farfalle alla greca


Nella borsa della spesa:
500 g di Pasta, io ho scelto Farfalle
150 g di Feta, tipico formaggio greco
100 g di Olive nere denocciolate
2 Cipollotti
200 g di Pomodorini maturi, tipo pachino o datterino
2 Zucchine grigliate
1 Limone, il succo
Zafferano
Cumino
Olio evo, Sale e Pepe

Vi racconto il “come fare”:
Pulite le zucchine, tagliatele a rondelle e grigliatele condendole poi con sale, olio evo e pepe a vostro piacimento; mettetele da parte. Pulite e tagliate a tocchetti i pomodorini, denocciolate le olive o scolatele dal loro liquido, tagliate a dadini la feta e mettete il tutto da parte. Mondate e affettate i cipollotti molto finemente, immergete le fettine nel succo di limone e lasciate riposare per mezz’ora circa. Intanto mettete sul fuoco una grossa pentola colma d’acqua, coprite e portate al bollore. Appena l’acqua bollirà, aggiungete un pizzico di cumino ed un generoso pizzico di zafferano, salate e buttate la pasta. Cuocete le farfalle al dente, l’aggiunta di zafferano e cumino servirà sia a profumare che a donare un bel colore giallo oro. A cottura ultimata, scolate per bene la pasta, lasciatela raffreddare un pò e conditela con tutti gli ingredienti: i pomodorini, le zecchinette grigliate, le olive nere, la feta a tocchetti, le fettine di cipollotto con il loro succo di limone, olio, sale e pepe e mescolate. Potete profumare ulteriormente le vostre farfalle aggiungendo due foglie di basilico fresco, ponete dunque la pasta in frigo a raffreddare e servite fredda, ad insalata, come primo piatto o nel buffet degli antipasti.



Un pizzico di :
Farfalle alla greca pensando all’estate. L’insalata di pasta è uno dei piatti più ricorrenti in casetta al marzapane e in questo periodo (caldo, caldissimo!) dell’anno; ormai la preparo di fantasia, con quello che trovo in frigo o con quello che mi sperimento, già in testa e immaginandomi ai fornelli, osservando gli scaffali e il banco frigo dei supermercati. La porto in tavola o in spiaggia ed è sempre bis per il mio buongustaio che ama il cibo freddo, che adora le insalate di pasta, riso o farro, e che si lascia allettare da gusti sempre nuovi

venerdì 9 agosto 2013

Museo Internazionale delle Marionette, l’Opera dei Pupi e il puparo: Mimmo Cuticchio, cittadino onorario!


Per "Cartoline di Viaggio" I pupi di scena:
Palermo è come una bella donna, distesa su di un fianco a rimirare il mare, ha, dietro di se e dentro i pensieri, un entroterra ricco e vario, verde, e dinnanzi il blu del mare, isole, ancora mare e nuova terra in quella penisola a far da patria.



La via del mare è dunque lunga, parte dal piano dell’Ucciardone, passa per via Crispi, fiancheggiando il porto e continua, svoltata la Cala, sul Foro Umberto I, che per i palermitani diviene l’amichevole “Foro Italico” ad indicare l’intera zona. Poi v’è una delle vie più vecchie della città, storiche, il cassero (o più precisamente corso Vittorio Emanuele) che termina con Porta Felice, la stessa Porta che un tempo chiudeva i battenti al Foro Italico. Eccolo il punto di intersezione, dove lasciare il mezzo e proseguire a piedi, varcare quella Porta e ritrovarsi su Piazza Santo Spirito ed a pochi passi da via Butera; una traversa di quast’ultima è l’accesso per Piazzetta Antonio Pasqualino 5, indirizzo in cui è sito il Museo Internazionale delle Marionette.






Non conta l’età e non scorre il tempo all’interno di quella palazzina che dà casa a tante marionette, differenti per trucco, abiti e Nazione. Diversi scenari, i teatrini e gli arredi, sono riprodotti in alcuni angoli della sala al piano di sopra, rappresentano scene di vita, per quelle vite inanimate e appese a fili protesi verso mani invisibili e in attesa di essere mosse, giocate al suono di risate e plausi d’orgoglio. Ogni luogo dona natali a diversi volti scolpiti nel legno, nel feltro o nel cartone, tanti piccoli “Pinocchio”, ognuno con il loro fardello di realtà in favola da raccontare.






Non solo dall’Italia, con la Sicilia e Palermo a far da capofila, ma anche da Francia, Spagna, India, Thailandia, Birmania, Vietnam, Cina, Giappone e da tanti altri Paesi provengono le numerosissime marionette esposte per la gioia dei visitatori in un Museo, il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, che rappresenta l’opera teatrale dei Pupi.



 

All’interno del Museo c’è un teatro, piccolo ed accogliente, con tanto di teatrino per i pupi funzionante e pupari pronti a muovere fili e a raccontare storie da “erogare” agli avventori interessati. Spettacoli “epici” tant’è che i pupi di casa nostra, i Siciliani, sono soggetti cavallereschi che raccontano le gesta epiche dei paladini di Francia, di Carlo Magno e i suoi fedeli Orlando, Rinaldo, raccontano dell’amore conteso per la bella Angelica e della corte d’Africa a far da sfondo battagliero con i suoi mori, uno tra tutti è il valoroso Rodomonte, al seguito del re Agramante.






Ma il teatro dei Pupi, quello storico per i palermitani ammirati, quello che porta con se il giusto peso di una tradizione tramandata da quarant’anni ormai, è un teatro di famiglia: usciti dunque dal Museo, dalla sua piazza, da Porta Felice, ci si ritrova lungo la via del mare e questa volta in verso opposto su via Crispi. Risalita la corrente e incrociata via Cavour, sarà facile liberarsi del mezzo in comodo parcheggio nei pressi di piazza Colonna e volgendo il passo nell’attraversare via Roma, ecco uno dei vicoli più angusti e coloriti della città: via Bara all’olivella. Oltrepassata piazza Olivella, le sue bottegucce, incastonato tra le pietre di palazzi stanchi, eccolo lì, in paziente attesa, il piccolo teatro la cui soglia attende il passo del visitatore. Si tratta del teatro della famiglia Cuticchio che, a partire da Mimmo, nell’omonima fondazione nata nel 1977 “Figli d’arte Cuticchio”, svetta a baluardo di quell’opera, una forma d’arte popolare, il racconto orale (“cunto”) dei cantastorie che ripercorrono le gesta dei paladini fatti pupi.



Il 18 Maggio 2001 l’opera dei pupi viene riconosciuta dall’UNESCO “Capolavoro del patrimonio immateriale e orale dell’Umanità” e di tale patrimonio non si può che essere fieri e avidi avventori perché il quel piccolo teatro, generazioni a tramandare stirpi intere di marionette, l’allegria, le risa e lo stupore accompagneranno in un viaggio tridimensionale, emozionale, da menzionare e serbare in quel cantuccio della memoria così vicino al cuore. E non solo i piccini, adulti (connazionali e stranieri), sapranno cogliere la scintilla di sagace umorismo che le battute collaudate con il tempo, la pratica, l’amore per questo mestiere, vengono regalate attraverso voci diverse e da diversi attori.



Le marionette mutano, i costumi pure, come le scene, mentre i pupari no(!) e sono solo le loro voci che, interpretando le emozioni, si modellano alla circostanza.
Creare marionette a partire da un ceppo di legno informe, cucire i costumi, suonare l’organetto, dipingere le scene e attirare gli spettatori. Tutte pratiche curate e cullate da intere generazioni con la speranza di tramandare un mestiere che si inizia in tenera età e che non conosce frontiere. La famiglia Cuticchio è spasso in tournè, uomini e pupi in un unico vagone carico di sentimento e passione. Ed in questi giorni, a distanza di 40 lunghi e preziosi anni dal suo esordio, il Teatro di via Bara riceve dal Comune una targa commemorativa per quel lavoro svolto nei confronti dell’arte, dell’intrattenimento d’eccezione, e Mimmo Cuticchio, suo fondatore, cantastore tra i cantastorie, voce che ha incantato generazioni d’amanti del settore, riceverà, così dichiara il Sindaco di Palermo nella persona di Leoluca Orlando, la cittadinanza onoraria.

giovedì 1 agosto 2013

Gelatina di pesche in calice


Nella borsa della spesa (per 6/7 calici):
560 g di polpa di Pesche, le mie sono gialle
1 Limone, il succo
150 ml di Acqua minerale naturale
100 g di Zucchero
12 g di Colla di Pesce in fogli

Vi racconto il “come fare”:
Pulite le pesche, mondatele e sminuzzatele poi frullatele con il succo di limone fino ad ottenere una purea liscia. Sciogliete a caldo lo zucchero nell’acqua e intanto mettete in ammollo la colla di pesce in acqua fredda, meglio se da frigorifero, per farla ammollare bene. Appena lo zucchero si sarà sciolto, formando uno sciroppo, spegnete il fuoco quindi aggiungete la colla di pesce ben strizzata, mescolate e aggiungete questo sciroppo alla salsa di pesche e limone. Mescolate il tutto e lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Versate la gelatina di pesche nelle vostre coppe, nel mio caso si tratta di flute da spumante, ponete in frigorifero per almeno tre ore e comunque fino al momento di servire.



Un pizzico di :
D’estete tutto va a rilento, tutto è soggetto al rallentamento dei riflessi dovuti al caldo, all’afa infernale che si sta abbattendo su di noi in questi giorni, ma anche alla voglia di vacanza, di quel dolce far nulla in infradito e vestiti leggeri. Sto cucinando poco, ho voglia di mare, di partire e pensando alla nostra meta vacanziera “africana” (così come per la Tunisia, non mancherò in futuro di raccontarvi dove andremo e cosa vedremo) che ormai si fa davvero vicina, faccio brevi capatine qui, su pecorella, giusto per raccontarvi scorci di me tra i fornelli semi spenti nella mia casetta in penombra e all’ombra di valigie già mezze piene