Per "Cartoline di Viaggio" I pupi di scena:
Palermo è come una bella donna, distesa su di un fianco a rimirare il mare, ha, dietro di se
e dentro i pensieri, un entroterra ricco e vario, verde, e dinnanzi il blu del mare, isole, ancora mare e nuova terra in quella penisola a far da patria.
La via del mare è dunque lunga, parte dal
piano dell’Ucciardone, passa per
via Crispi, fiancheggiando il porto e continua, svoltata
la Cala, sul
Foro Umberto I, che per i palermitani diviene l’amichevole
“Foro Italico” ad indicare l’intera zona. Poi v’è una delle vie più vecchie della città, storiche,
il cassero (o più precisamente
corso Vittorio Emanuele) che termina con
Porta Felice, la stessa
Porta che un tempo chiudeva i battenti al
Foro Italico. Eccolo il punto di intersezione, dove lasciare il mezzo e proseguire a piedi, varcare quella
Porta e ritrovarsi su
Piazza Santo Spirito ed a pochi passi da
via Butera; una traversa di quast’ultima è l’accesso per
Piazzetta Antonio Pasqualino 5, indirizzo in cui è sito
il Museo Internazionale delle Marionette.
Non conta l’età e non scorre il tempo all’interno di quella palazzina che dà casa a tante marionette, differenti per trucco, abiti e Nazione. Diversi scenari, i teatrini e gli arredi, sono riprodotti in alcuni angoli della sala al piano di sopra, rappresentano scene di vita, per quelle vite inanimate e appese a fili protesi verso mani invisibili e in attesa di essere mosse, giocate al suono di risate e plausi d’orgoglio. Ogni luogo dona natali a diversi volti scolpiti nel legno, nel feltro o nel cartone, tanti piccoli “Pinocchio”, ognuno con il loro fardello di realtà in favola da raccontare.
Non solo dall’Italia, con la Sicilia e Palermo a far da capofila, ma anche da Francia, Spagna, India, Thailandia, Birmania, Vietnam, Cina, Giappone e da tanti altri Paesi provengono le numerosissime marionette esposte per la gioia dei visitatori in un Museo, il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, che rappresenta l’opera teatrale dei Pupi.
All’interno del Museo c’è un teatro, piccolo ed accogliente, con tanto di teatrino per i pupi funzionante e pupari pronti a muovere fili e a raccontare storie da “erogare” agli avventori interessati. Spettacoli “epici” tant’è che i pupi di casa nostra, i Siciliani, sono soggetti cavallereschi che raccontano le gesta epiche dei paladini di Francia, di Carlo Magno e i suoi fedeli Orlando, Rinaldo, raccontano dell’amore conteso per la bella Angelica e della corte d’Africa a far da sfondo battagliero con i suoi mori, uno tra tutti è il valoroso Rodomonte, al seguito del re Agramante.
Ma
il teatro dei Pupi, quello storico per i palermitani ammirati, quello che porta con se il giusto peso di una tradizione tramandata da quarant’anni ormai, è un teatro di famiglia: usciti dunque dal Museo, dalla sua piazza, da
Porta Felice, ci si ritrova lungo la via del mare e questa volta in verso opposto su
via Crispi. Risalita la corrente e incrociata
via Cavour, sarà facile liberarsi del mezzo in comodo parcheggio nei pressi
di piazza Colonna e volgendo il passo nell’attraversare
via Roma, ecco uno dei vicoli più angusti e coloriti della città:
via Bara all’olivella. Oltrepassata
piazza Olivella, le sue bottegucce, incastonato tra le pietre di palazzi stanchi, eccolo lì, in paziente attesa, il piccolo teatro la cui soglia attende il passo del visitatore. Si tratta del
teatro della famiglia Cuticchio che, a partire da
Mimmo, nell’omonima fondazione nata nel 1977
“Figli d’arte Cuticchio”, svetta a baluardo di quell’opera, una forma d’arte popolare, il racconto orale (“
cunto”) dei cantastorie che ripercorrono le gesta dei paladini fatti pupi.
Il 18 Maggio 2001 l’opera dei pupi viene riconosciuta dall’UNESCO “Capolavoro del patrimonio immateriale e orale dell’Umanità” e di tale patrimonio non si può che essere fieri e avidi avventori perché il quel piccolo teatro, generazioni a tramandare stirpi intere di marionette, l’allegria, le risa e lo stupore accompagneranno in un viaggio tridimensionale, emozionale, da menzionare e serbare in quel cantuccio della memoria così vicino al cuore. E non solo i piccini, adulti (connazionali e stranieri), sapranno cogliere la scintilla di sagace umorismo che le battute collaudate con il tempo, la pratica, l’amore per questo mestiere, vengono regalate attraverso voci diverse e da diversi attori.
Le marionette mutano, i costumi pure, come le scene, mentre i pupari no(!) e sono solo le loro voci che, interpretando le emozioni, si modellano alla circostanza.
Creare marionette a partire da un ceppo di legno informe, cucire i costumi, suonare l’organetto, dipingere le scene e attirare gli spettatori. Tutte pratiche curate e cullate da intere generazioni con la speranza di tramandare un mestiere che si inizia in tenera età e che non conosce frontiere.
La famiglia Cuticchio è spasso in tournè, uomini e pupi in un unico vagone carico di sentimento e passione. Ed in questi giorni, a distanza di 40 lunghi e preziosi anni dal suo esordio,
il Teatro di via Bara riceve dal Comune una targa commemorativa per quel lavoro svolto nei confronti dell’arte, dell’intrattenimento d’eccezione, e
Mimmo Cuticchio, suo fondatore, cantastore tra i cantastorie, voce che ha incantato generazioni d’amanti del settore, riceverà, così dichiara
il Sindaco di Palermo nella persona di
Leoluca Orlando, la
cittadinanza onoraria.